top of page
Cerca
  • Immagine del redattoreAlessandra D'Atanasio

Origini del trucco tribale

Aggiornamento: 3 feb 2019

Tramandato oralmente o documentato da giornalisti ed esploratori bianchi che non avevano le conoscenze necessarie e un bagaglio culturale che permettesse loro di capire i significati e tutte le sfumature celati dietro ad ogni colore e design, il trucco tribale non gode di un vasto archivio informativo. Ciò che è certo è che il continente africano è ricco di tradizioni e usanze che è bene riscoprire.



Vi sono ancora tribù che vivono fuori dalla società e il cui obiettivo primario è quello di mantenere in vita l'eredità e i tratti distintivi dei propri antenati.

Il trucco che, nella maggior parte dei casi consiste in pittura per il viso, ricopre diversi ruoli e può essere correlato a varie situazioni e circostanze, come la caccia o i riti religiosi. Talvolta i componenti della tribù dipingono il proprio viso per scopi militari e per spaventare il nemico.

Proprio come nel caso dei diversi pattern di Tartan che distinguevano i clan scozzesi nel 1600, così il trucco tribale funge anche come indicatore sociale e di distinzione: varia da uomo a donna, da ragazzo a uomo, da uomo ad anziano e da tribù a tribù.

Nonostante i circa 3000 gruppi di indigeni che ancora popolano l'Africa, è possibile rilevare un fil rouge che li accomuna: la fratellanza con la terra, la natura e gli animali e la convinzione che i colori possano trasformare un oggetto in una persona, grazie alla capacità delle piante presenti nella pittura di animare tutto ciò su cui viene posata. Anche gli essere umani, truccati, ricevono poteri straordinari, come il coraggio, la forza e la salute.

In passato, una volta applicata, la pittura veniva unita a grasso di orso, sego di bufalo o acqua per ottenere una pasta omogenea, e spesso venivano intonate canzoni o pronunciate preghiere nel momento di creazione del trucco. Alcuni guerrieri preferivano applicare la pittura da soli, mentre altri lasciavano che se ne occupasse una persona sacra.

Successivamente gli indigeni, influenzati dagli europei, iniziarono a usare polveri colorate che riuscivano a reperire grazie al baratto.

Come si legge nell'articolo stilato da AFROCULTURE.NET, ad ogni colore corrisponde un preciso significato:


- Nero: potere, cattiveria, morte e mistero;

- Grigio: sicurezza, maturità, autorità e stabilità;

- Viola: lusso, saggezza, passione e regalità;

- Giallo: gioia, energia e calore;

- Rosso: pericolo, sfida, urgenza ed energia;

- Blu: pace, calma, confidenza e affetto;

- Verde: vita, crescita, freschezza e guarigione;

- Bianco: speranza, purezza e luce.


Anche i simboli rimandano a radici comuni e raccontano storie, ricordi, impartendo persino lezioni. Questi disegni non fanno solo parte del make-up tribale, ma vengono incorporati persino su tessuti, ceramiche e negli interni delle dimore. Molti simboli sono considerati sacri, e perciò utilizzati in contesti spirituali, religiosi e di cerimonia.

Più articolato è il simbolo, più alto sarà il rango di appartenenza di chi lo sfoggia.

Piante, bacche, terracotta, sono solo alcuni degli ingredienti necessari per la produzione di queste misture colorate.



Ancora oggi molti nativi americani decorano la propria pelle con colori della tradizione in occasione di cerimonie o eventi, come le gare di pow-wow, durante le quali i ballerini arricchiscono le coreografie di make-up teatrali e magnifici.



Fonti

- Various Thoughts on Anthropology: Native American Face Paint; Customs, Colors, Designs

3.133 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Ancora 2
Ancora 3
Ancora 1
Ancora 5
Ancora 4
Ancora 8
Ancora 7
Ancora 6
Ancora 9
bottom of page